asha Diatchenko e Massimo Spada al pianoforte
Programma svolto:
J. BRAHMS (1833-1897): Sonata n.2 in La maggiore, Op. 100
M. RAVEL (1875-1937): Sonata in sol J.
BRAHMS: Sonata in Re minore, Op. 108.
La prima caratteristica di questo concerto è stata la grandissima qualità dei suoi esecutori: due solisti da tempo affermati e molto richiesti, che spesso si uniscono a formare un duo di prim’ordine, esibitosi anche di fronte al Papa Benedetto XVI. Li seguiamo da tempo, e siamo orgogliosi di averli portati nel nostro salone quando erano ancora dei giovani e promettenti talenti. Non che ora siano anziani: la Diatchenko ha solo vent’anni, ma è stata una vera enfant prodige del violino, eseguendo a dodici anni, in un unico concerto, i ventiquattro capricci di Paganini, una difficile sfida anche per violinisti navigati.
Quelli proposti sono nel novero delle più belle sonate per violino e pianoforte, scritte nel pieno della maturità dei due grandi compositori.
Di Brahms abbiamo ascoltato i due terzi (due sonate sulle tre composte) di quanto da lui scritto per questa formazione. Il lirismo presente in queste sonate è una cifra che riconosciamo anche in altre opere del severo tedesco, meno frequente è invece lo stato d’animo gioioso, riflesso di un periodo per lui felice, che vi traspare.
Ravel ci offre, con la sonata in Sol, la sua ultima composizione cameristica. Scritta con sofferenza, in una fase per lui psicologicamente travagliata, ci ha fatto nondimeno vedere l’ampiezza dei confini musicali cui si ispira, con un sorprendente secondo movimento definito Blues, quasi jazzistico (ma lui nega questa influenza), ed un finale più virtuosistico (“perpetuum mobile”) che ricorda il volo del calabrone. Estroso ed elegante, come il migliore Ravel sa essere.