I Circoli romani assieme all’Arciconfraternita di Santa Maria dell’Orto hanno rinnovato come ogni anno una tradizione di quasi cinque secoli.
Domenico Rotella, Camerlengo di questa Venerabile Arciconfraternita, spiega in modo efficace la tradizione del cero benedetto: “Questa cerimonia è molto antica risale alla metà del cinquecento, quando gli equipaggi che sbarcavano al porto di Ripa Grande venivano a ricevere la candela benedetta. I mestieri antichi non ci sono più però oggi rinnoviamo ogni anno questa tradizione con coloro che sul fiume lavorano, vivono, operano: la Polizia fluviale, i Vigili del Fuoco e i canottieri”.
Tutto si svolge nel clima composto di una cerimonia religiosa che perpetua il rito di devozione nei confronti della Madonna protettrice di coloro che vivono il fiume. Il canottaggio non è esclusivamente agonismo, ma rappresenta una civiltà e una tradizione che nei secoli si è andata sedimentando. Nei fiumi, nei laghi dove ogni giorno i nostri atleti si allenano sono nate consuetudini che oltre a rappresentare i tratti rilevanti della nostra cultura, sono espressione di quelle radici su cui si fonda l’identità di un popolo.
Quella che si vive in una antica chiesa di Trastevere a Roma è una cerimonia suggestiva che ricorda le attività umane che si svolgevano sul fiume. Essa è coinvolgente per il clima particolare della ricorrenza, ma anche per la presenza di chi da tempo concepisce il canottaggio non solo come attività sportiva, ma come modo di vivere fondato sulla natura dei luoghi e sul valore che questi hanno avuto nel tempo. Una cerimonia vissuta intensamente anche per la consapevolezza della forza distruttrice del Tevere quando va in piena.
Il Circolo ha partecipato, come da tradizione, con il proprio labaro alla celebrazione in ricordo di tutti gli amici del Tevere, dove il nostro Sodalizio ha iniziato, per primo, le proprie attività remiere e vi si è sempre più consolidato.