Concerti di Musica da Camera – XXX Stagione
pianoforte: Vito Venezia
violino: Alessandro Oliva
violoncello: Livia De Romanis
Programma svolto:
L. v. BEETHOVEN (1770-1827):
– Sonata in Re minore op.31, in do minore “Patetica” n.2 “LA TEMPESTA”
Largo-Allegro, Adagio, Allegretto
– Trio in Si bemolle maggiore op. 97 “ARCIDUCA”
Allegro moderato, scherzo-allegro, Andante cantabile ma con moto, Allegro moderato
Esattamente 200 anni fa, nel 1814, Beethoven si esibì per l’ultima volta in pubblico. Era a Vienna e propose la prima esecuzione assoluta del suo capolavoro cameristico, il trio cosiddetto “Arciduca” in quanto dedicato al suo amico, allievo e mecenate l’arciduca Rodolfo d’Asburgo. Un brano ampio, con dimensione di tipo sinfonico, con grande varietà di timbri e di temi. Ma l’esecuzione non fu felice: la sordità ormai quasi totale, pur non avendo, incredibilmente, inaridito la sua inesauribile e potente vena compositiva, ne aveva irrimediabilmente danneggiato la capacità di esecutore. Ci ha, quindi, sorpreso ascoltare quali vette musicali sapeva concepire nella mente e trascrivere in note, pur nel buio dell’udito e nell’impossibilità di sentirle.
E prima del trio, la vigorosa sonata “La tempesta”, anch’essa uno dei suoi brani più noti ed apprezzati nel quale, ricordiamo che il settecento e il suo manierismo era appena terminato, Beethoven si slancia con determinazione verso forme espressive molto più complesse e psicologicamente profonde.
Un doveroso omaggio della nostra stagione concertistica al gigante di Bonn: sua, con l’inno alla gioia, la musica del nostro attuale inno europeo. Ed è giusto che sia così perché, dopo di lui, la musica europea non sarà mai più la stessa.