Pianoforte a quattro mani (Massimo Spada e Damyan Tudzharov)
L’uso del pianoforte a quattro mani è una modalità compositiva ed esecutiva non frequentissima, anche se molti grandi compositori come Muzio Clementi, Mozart, Beethoven, Shubert, Brahms, Fauré, Ottorino Respighi ed altri vi si sono cimentati.
Da non confondere con il duo pianistico, nel quale vi sono due pianoforti ed ogni esecutore ha a disposizione l’intera gamma armonica, nel “quattro mani” due pianisti condividono la stessa tastiera: uno gestisce prevalentemente le note acute, l’altro le note gravi. Evidente come questo necessiti di una particolare attenzione nella scrittura e un forte affiatamento tra i pianisti, compensato dalla ricchezza e complessità dei suoni ottenibili.
Ne è stato un bell’esempio il concerto del 19 gennaio, con due giovani ma già affermati pianisti riuniti per l’occasione.
La delicatezza e il clima onirico è forse il filo conduttore dei due brani proposti. E se i sei pezzi furono originariamente scritti da Rachmaninoff per quattro mani, così non si può dire di Sheherazade, l’opera più popolare di Rimsky-Korsakov, scritto quale poema sinfonico.
Sheherazade riuscì ad affascinare il feroce Sultano, suo marito, per mille e una notte raccontandogli splendide fiabe, rimandando così, e poi facendo annullare, la sua prevista esecuzione. Rimsky-korsakov crea il clima fiabesco e orientaleggiante della storia che ci verrà restituito dalle venti dita sulla tastiera, inseguentesi in affascinanti e sorridenti arabeschi.