Relazione di Alberto Negri, giornalista, analista del mondo islamico e corrispondente dal Medio Oriente de “Il Sole 24 Ore ”
Interventi di:
Vincenzo Camporini, Generale , già Capo di Stato Maggiore della Difesa
Rocco Cangelosi, Ambasciatore
Maurizio Melani, Ambasciatore
Laura Mirakian, Ambasciatrice
Maria Immacolata Macioti, sociologa
Conduce il dibattito il Socio Salvatore Toriello
In un anno dalla nascita dell’ Isis molte cose sono accadute in Medio Oriente.
Il sedicente Stato Islamico si è consolidato tra Siria e Iraq, estendendo il suo brand nelle aree di instabilità dell’Africa e dell’Asia. La coalizione formata per combatterlo ha mostrato scarsa determinazione, con sue componenti che perseguono contrastanti obiettivi. E chi lo affronta sul terreno si è trovato sotto il fuoco incrociato di vecchi e nuovi nemici.
L’accordo sul nucleare iraniano apre nuove prospettive per la sicurezza nella regione, ma vi è chi considera inaccettabili i mutamenti di equilibri che ne derivano.
Le divisioni religiose sono alimentate e sfruttate per il regolamento dei rapporti di forza regionali.
In Israele e nei territori occupati l’esasperazione dei palestinesi riporta alla ribalta una tragedia senza fine.
In Turchia gli elettori hanno prima punito e poi rafforzato il partito di ispirazione islamica espressione di ceti sociali ed aree del paese prima emarginate, che ha poi mostrato un volto autoritario, repressivo e regressivo. Cosa farà ora Erdogan con i curdi e nei conflitti nella regione?
Masse di profughi vanno disordinatamente verso l’Europa mettendo in pericolo la stessa tenuta dell’UE, impreparata con i suoi attuali assetti ad affrontare il problema.
L’Isis ha cambiato la strategia di attacco fuori dai territori controllati; ha gestito attentati in Libano, Sinai, Francia con una notevole capacità di coordinamento militare inusitata rispetto ad Al Queida.
Tutti organizzati con un forte impatto mediatico.
L’Europa, e con essa l’Italia, ha vitali interessi di sicurezza ad una pace sostenibile e quindi giusta in Medio Oriente. E’ lo stesso per tutti gli altri attori interni ed esterni alla regione?
Mentre gli Stati Uniti sono ancora paralizzati dalla traumatica e fallimentare esperienza irachena, la Russia interviene per combattere il jihadismo e riaffermare il proprio ruolo. Vi sono margini per una collaborazione in grado di concordare le basi politiche necessarie a sradicare l’Isis e ad avere sicurezza e stabilità nella regione con effetti positivi anche su altri scacchieri?